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The Americans – 2×11 – Stealth

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Ci avviciniamo al finale di stagione, e ovviamente si devono tirare i fili della storia. E’ ciò che inizia a fare questo episodio, spingendo un po’ di più sulla trama spy, ma nel perfettetto stile di The Americans, con le storie personali e familiari dei protegonisti sempre perfettamente integrate.

2×11 “Stealth”

Ci sono tanti modi di “essere prigionieri a casa propria”. Poco conta se la prigione è dotata di ogni confort, come per Anton. A fare la differenza è la possibilità di una via d’uscita, ma per aprirla ci vuole una chiave.

Per Paige la “chiave” è una manifestazione contro le armi nucleari, inatteso (e inconsapevole) punto di contatto con la madre e le filosofie di vita che hanno scelto di abbracciare. E’ quasi una sorpresa anche per Liz sentirsi così vicina alla figlia, ma in fondo lei sa perfettamente cosa significa tenersi stretti i propri ideali in un contesto ostile, resistere alle “tentazioni” che possono metterli in discussione, avere la fede e – perchè no – la testardaggine di conservare saldi certi principi.
Volutamente uso termini come “fede” o “tentazioni”, perchè nel parallelo tra madre e figlia ci viene suggerito che forse l’ideologia e la religione non sono così distanti, e non sono così distanti i modi di viverli di Liz e Paige.
Se in episodi precedenti la chiave di lettura dell’episodio era arrivata da Henry, stavolta arriva da Paige. Ancora una volta i figli in The Americns continuano ad avere un ruolo fondamentale. Sono il primo pensiero di Anton, ed è ancora un intreccio tra istinto materno ed ideali – “ho fatto una promessa, e ora verrà a saperlo dagli americani” – a spingere Liz a prendersi il rischio di incontrare Jared.

Come i figli, sono ancora i personaggi femminili ad essere i più centrali e i più forti. E vittime.

Prendete Kate: l’abbiamo vista per pochi minuti, eppure è stato immediato tracciarne la distanza da Claudia, e i minuti della sua morte ci dicono e raccontano molto di lei. Una spia esperta, capace, determinata. Prigioniera in casa sua nel vero senso della parola. Per lei la via d’uscita stavolta non c’è.
E’ una scena particolarmente densa però: la fatica di Larrick per spezzarle il collo rende reale la drammaticità e difficoltà di un omicidio. La sua tortura rimanda ancora al concetto di violenza introdotto nell’epiosdio scorso con lo stupro di Annelise, in un lavoro in cui sono le donne a pagare il prezzo più alto. In tutto questo però cè anche l’abilità di Kate a far arrivare il messaggio che doveva consegnare, a darle una fine dignitosa e in qualche modo “eroica”, che pur nelle diverse modalità mi ha richiamato quella di Gregory nella prima stagione.

Appesa, legata e fatta dondolare. Un po’ la situazione di Nina, che però ci si è cacciata da sola. Lo dicevamo che il suo gioco tra Arkady, Oleg, Stan era molto pericoloso, e i nodi stanno arrivando al pettine. Non è più lei a manipolare gli altri uomini , ora lei è la pedina del gioco, manovrato sapientemente da Arkady Ivanovich.?Forse lo abbiamo trascurato, questo personaggio interpretato splendidamente da Lev Gorn. Altro che grigio burocrate dietro la scrivania: Burattinaio capace di usare facilmente anche Oleg, e di giocare al punto giusto le carte che gli servono, come il tradimento di Nina.
Comunicare ad Oleg la punizione che attende Nina in patria può avere un paio di interpretazioni: o spera in un eventuale aiuto della famiglia di Oleg per salvarla, perchè “è fuori dalla sua portata”, o sa perfettamente che Oleg dirà a Nina del processo e spera così di aumentare le pressioni su di lei.
Forse per la prima volta vediamo Nina seriamente preoccupata, e senza gran parte dell’ambiguità che fin qui l’ha contraddistinta. Nina appare schierata per forza o per amore con la Madre Patria, ma nel suo pianto davanti a Stan resta una parte di dubbio: cercherà veramente in lui una via d’uscita, o è solo un modo per convincerlo a consegnare i piani del progetto Stealth?
Un compito arduo ma forse non impossibile, vista la fragilità e la vulnerabilità di Beeman. Eroe suo malgrado per un omicidio che non avrebbe voluto – e dovuto – commettere, una vita familiare in pezzi; imprigionato in un’esistenza dalla quale la via d’uscita può essere proprio quel tradimento della Patria in cui sperano i Russi. Beeman però si sta anche avvicinando, molto pericolosamente, a scoprire di più sugli “illegals”, e questa è l’altra possibile variabile.
In questo Jared diventa l’elemento attorno a cui ruota tutto, stretto tra le domande dell’FBI, le attenzioni di Liz e quelle – di che natura non lo sappiamo – di Kate.
E’ la svolta della trama principale, dove vengono esplicitate molte domande alle quali -speriamo – si dovrebbe avere risposta totale o parziale nei prossimi due episodi: cosa sa Jared dei genitori, e perchè si deve “Get Jared Out” ? A cosa servivano le visite di Kate? Chi e perchè ha ucciso i genitori?
Tante domande che lasciano molto aperto il finale di stagione, in quella che è diventata una corsa a tre: i Jennings, l’FBI e la scheggia impazzita Larrick. E questo ci piace assai.

Ok.

  • Standing ovation per Zeljko Ivanek. Un grandissimo. Mi sa che per fargli fare il malato di cancro, non hanno avuto neppure bisogno di truccarlo. Anche lui – per restare al tema della puntata – imprigionato in un corpo, in una malattia, e in una situazione economica insostenibile. La via d’uscita la offre Phil
  • Il modello “veterano schizzato” sale subito sul mio personalissimo podio dei travestimenti di Phil.
  • “Una fuga romantica, molto cosmopolita”. LOL
  •  Vi segnalo un paio di Link se volete approfondire la storia degli Stealth, Qui e qui.

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