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Sons of Anarchy – 4×12 – Burnt and Purged Away

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sons of anarchy 4x12

I Sons of Anarchy non esistono più.
Bruciati.
Inceneriti da loro stessi.
Sapevamo che questa stagione sarebbe andata così: ora lo tocchiamo con mano.
Stavolta i complotti di ambiziosi procuratori sono un dettaglio, non sono stati necessari.
I Sons sono l’uno contro l’altro, fratelli che non si fidano dei loro stessi fratelli. Qualcuno è in galera, qualcuno non vede l’ora di andarsene. Altri sono morti, ammazzati dal loro stesso sangue. Altri forse moriranno.
Quando succede quel che accade in coda a questa puntata, è la fine.
Difficile che basti la burocrazia del club per mettere ordine, difficile capire se e come si potrà ricominciare.
L’autodistruzione dei Sons è frutto delle loro stesse azioni, dei segreti, di Clay Morrow. Aveva ragione Tig: è il loro Presidente che li ha portati a questo punto. E ora paga. Tig, il pazzo Tig, si è mostrato il più lucido.

Ho avuto l’impressione che in questa puntata i vari personaggi si muovessero in modo assai più disordinato, come insetti che capiscono che qualcosa sta per schiacciarli.
Mi è sembrato che tutti abbiano messo da parte la razionalità, o che ne avessero fin troppa, illusi di avere la situazione sotto controllo.
Gemma è fredda, ancora calcolatrice; e nello stesso tempo sembra cambiare idea in continuazione. Prima vuole ammazzare Clay, poi lo avverte, poi lo ama… Anche se quel bacio sapeva di Giuda (e non sarebbe il primo riferimento evangelico). Gemma sembra non controllare più nulla, nemmeno se stessa. Quello per cui ha lavorato per 20 anni si sta sgretolando tra le sue mani. Che cos’hai in mente, Gemma?
Neanche Unser la ascolta più: stavolta il vecchio sceriffo va per la sua strada, e da manipolato diventa manipolatore.

Juice, Bobby, sono risucchiati dal tritacarne. Ho sperato fino all’ultimo che Otto non firmasse quei fogli, ma ormai è anche lui all’epilogo. In fondo il suo è l’atteggiamento più comprensibile: perché avrebbe dovuto ancora difendere i SoA dopo aver dato la vita per loro e aver ricevuto in cambio niente? Questa scena è stato un vero pugno nello stomaco, per me anche più del finale. La lettura di quell’elenco, la calma di Otto, le urla di Bobby, sono state una tortura.
Jax, nonostante tutto sceglie Clay. E così facendo sceglie se stesso e l’illusione di un futuro senza il club. Non è e non sarà così. E’ finita anche per lui la velleità di poter sistemare sempre tutto, in attesa di un sol dell’avvenire che non arriverà mai. Lui è questo, gli piaccia o no. Già una volta Bobby glielo ha sbattuto in faccia. La sua ex lo ripete ancora, e sappiamo che ha ragione.

E veniamo al finale che farà discutere.
Opie ha deciso cosa fare dopo le parole di Unser sulla morte del padre. Di solito è comprimario, spalla. Stavolta è lui il motore degli eventi. Anche se forse manca di lucidità proprio nel momento in cui serviva la mano ferma.
Clay continua tranquillo con i suoi giochetti, ma ormai è un generale senza esercito, e fa quasi tenerezza vederlo tramare ancora con gli irlandesi, col Cartello.
La scena finale l’ho riguardata al rallentatore una decina di volte per capire dove colpiscano i proiettili. Espediente già usato in questa stagione? Sì, è evidente. Certo questo renderà la puntata più vulnerabile alle critiche. Per me l’impatto è tale che il resto passa in secondo piano. E vale lo stesso discorso di Fruit for the crows: aspettiamo e vediamo.

Un drammatica saga familiare: SoA continua ad essere questo.
La verità è che su questa stagione (mi sbilancio: finora una delle cose migliori degli ultimi anni) abbiamo già detto quasi tutto: ci torce lo stomaco, ci fa star male, ma è dannatamente reale.

La puntata scorre via in una calma che nasconde una tensione palpabile, la proverbiale quiete prima della tempesta. Gli eventi,in fondo, sono quelli a cui pensavamo un po’ tutti: Sutter però ci arriva bene soprattutto per il pathos che sa creare. Poche storie: non ci sono molte serie che ci fanno stare così dentro i personaggi. Dentro Otto, dentro Bobby, dentro Opie.

Ci sono ancora tante questioni aperte: il futuro del club (e mancano ancora le lettere…), i rapporti con irlandesi e cartello, Charming, Tara, la vita di tutti i protagonisti. Si può pensare che i due episodi che mancano chiuderanno qualcosa, ma soprattutto porranno le basi per la prossima stagione, la seconda fase di SoA.

Con un po’ più di lucidità si potrebbe star lì a pensare a cosa e come si può risolvere questa o quella situazione. Non ho davvero alcuna voglia di pensarci. Voglio starci dentro anche io fino al collo, fino all’ultimo secondo. Ancora due settimane: godiamocele.

Note:

  • Potter che parlando di Hale lo chiama “sindaco Quimby
  • Un plauso a Ray McKinnon: nel poco spazio che ha riesce a dare grande spessore al suo personaggio: freddo, spietato, a tratti apparentemente umano. A conferma di un grande cast
  • E anche a Ryan Hurst, ci mancherebbe!!! Il fatto è che la recitazione di tutti riesce davvero a dare una marcia in più: parlano gli sguardi, ancora prima dei dialoghi.
  • Guardate dal minuto 4:15, e tenete d’occhio il cappellino di Jax. Avanti, indietro, avanti, indietro… piccolo errore di montaggio, ma quest’anno non è il primo (siamo sempre nel campo del chissenefrega, sia chiaro)

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